16 Ott Il Sole 24 Ore – Elena, l’architetto che porta l’arte nelle scuole elementari (e una mostra mai vista)
Elena Iodice è un architetto: ormai da tre anni conduce laboratori d’Arte all’interno delle scuole, delle librerie e di alcuni istituti culturali. Può sembrare che le sue due attività scorrano su binari paralleli: “In realtà l’essere architetto mi ha lasciato una sorta di ossessione per il progetto che guida, di conseguenza, ogni mio intervento”. Una nuova vita, la sua, che usa un approccio fuori dal comune: partire dalle esperienze umane dei grandi pittori, per arrivare a quelle dei più piccoli (dai 6 ai 10 anni):
Smuovere e vincere la paura, inoltrarsi in percorsi non battuti, scardinare l’ovvio e cercare ciò che è nascosto. Lavorare sulle crepe, sugli errori, sul “non sono capace”, per permettere a chiunque di iniziare quel Viaggio che porta prima di tutto alla ricerca di sé.
A luglio 2015 la direzione della scuola S. Giovanna d’Arco Vittorio Veneto, dopo aver visto alcuni dei progetti portati avanti alla Scuola Crispi della stessa città, ha incaricato Elena di mettere a punto un percorso d’arte lungo cui accompagnare i bambini per l’intera durata dell’anno successivo. Quale tema proporre?
“Mi é subito parso chiaro che bisognasse partire dal momento presente e da quello che sta accadendo, oggi, nel nostro mondo – spiega Elena -. Gli incontri con mondi e culture lontane dalla nostra, il senso di paura che molti avvertono difronte al “pericolo” di vedersi sottrarre qualcosa della propria identità, tutto questo è stato un buon punto di partenza per una riflessione che dal mondo tornasse all’io. La storia dell’arte, del resto, racconta in filigrana altri di questi incontri. Cosa é successo all’Arte, quella con la lettera maiuscola, dopo aver scoperto mondi lontani e fino a quel momento inesplorati? Come hanno reagito i grandi pittori dei secoli passati dopo aver incontrato forme espressive cosi diverse dalle proprie?”.
É nato cosí ” Viaggio alla scoperta dell’altro”, il racconto per immagini di un lungo percorso che, partendo dalla scoperta di mondi lontani, ha portato l’Europa dei primi del 900 a confrontarsi con linguaggi diversissimi e spesso discordanti dalla comune e consolidata accezione di Bello. Ma proprio quell’incontro ha innescato una vera e propria rivoluzione nell’animo di chi si é dimostrato disponibile a lasciarsene travolgere.
E poiché “tutte noi crediamo che l’Arte non possa rimanere chiusa tra le pareti o i corridoi in cui è nata, ma deve poter uscire e contagiare gli spazi della città e le anime delle persone“, è nata una collaborazione per dare visibilità al lavoro fatto. Elena parla al femminil , perché con lei ha collaborato Vera Salton , titolare de Il treno di Bogotà, la storica libreria per bambini a Vittorio, che ha messo a disposizione gli spazi espositivi del suo locale, mentre l’assessore alla Cultura Antonella Ulliana ha sposato il progetto concedendo il patrocinio e presenziando al taglio del nastro.
La mostra – in programma fino a fine mese – rappresenta il momento finale del viaggio compiuto lo scorso anno scolastico dai bambini. E’ una vera e propria mostra d’arte, solo che gli artefici hanno dai 6 agli 11 anni. “E’ stato un viaggio bellissimo. Io ho semplicemente camminato al loro fianco cercando di aprire loro le porte di quel meraviglioso mondo che è l’Arte del 900 visto attraverso gli occhi inquieti, curiosi profetici di 5 dei suoi più grandi testimoni (Picasso, Matisse, Gauguin, Modigliani e Klee). Quello che é successo alle vite, e all’Arte, di cinque dei piú grandi artisti del secolo scorso, è che hanno permesso a quei mondi lontani di interferire con la loro pittura trasformando, al contempo, le rassicuranti e verosimili forme dell’Arte Europea. Ad ogni classe é stato affidato un pittore: attraverso la sua storia ma soprattutto attraverso le sue opere, i bambini sono stati accompagnati lungo un viaggio che li ha portati a ragionare su di sé, sulle proprie paure, sulle proprie emozioni e sulla possibilità di poterle trascriverle usando tempere, matite, carboncini, filo di ferro o gesso da lavagna”.
L’Arte é diventata, quindi, un pretesto per parlare di sé, per permettersi di esprimere quel mondo sommerso che sono le emozioni senza inibizioni senza piú la paura di “uscire dalle righe”. Pochissime sono state le regole imposte: quello che ne é derivato é un insieme potente di piccole storie che ora aspettano solo di essere lette. “La volontà di mostrarle in un’esposizione ufficiale, un piccolo Salon d’Autumn vittoriese, vuole essere un modo per mostrare il potenziale incredibile racchiuso nel bambino, in ogni bambino, se lasciato libero di raccontarsi, di rompere gli schemi e di sognare. Ma anche un modo per coinvolgere la loro città, la comunità nella quale si troveranno a vivere, perché l’Esperienza dell’Arte non resti un bel ricordo di un momento della loro vita ma, come diceva Miró, poter essere sparso come un seme sulla terra”.
Un successo quasi imprevisto: tanto che la prossima frontiera – su iniziativa di chi, anagraficamente non più bambino, ha chiesto: “posso farlo anche io?”- saranno laboratori per adulti: “Ho avvertito una sorta di esigenza profonda, un sottile domanda di aiuto da parte di chi, ormai adulto, si è abituato a pensare inutile o perfino ridicolo quel desiderio di raccontarsi, di rimettersi alla ricerca, di farsi domande profonde per trovare la strada e capire chi siamo. Le paure le affronteremo insieme”.